Spike Lee è indubbiamente il regista afroamericano di maggior successo, l’intento dei suoi film è quello di ritrarre la situazione degli afroamericani nel modo più veritiero possibile, in negativo e in positivo. I suoi sono quindi film di denuncia sociale e razziale, originati dal grande impatto che ebbe la lettura della biografia di Malcom X sul regista, quando era ancora al college. In realtà però gli afroamericani hanno a volte criticato i film di Lee per il modo impreciso e superficiale con cui la vita dei neri d’America viene rappresentata. Ma per lo più Spike Lee non è vittima di polemiche, quanto l’animatore, come quelle mosse a Tarantino, perché la parola “negro” ricorrerebbe nei suoi film troppo spesso. Il massimo in questo senso viene raggiunto in Jackie Brown dove la parola incriminata viene ripetuta 38 volte. Critiche dal regista di Fa’ la cosa giusta anche a Django Unchained, perché sarebbe offensivo per gli schiavi neri d’America, suoi antenati. Tema, quello degli schiavi, particolarmente caro a Lee che infatti ha chiamato la sua casa di produzione 40 Acres and a mule, 40 acri e un mulo, che era quanto veniva promesso dai Nordisti agli schiavi neri liberati dopo la guerra di Secessione, se avessero votato per loro. La promessa come si sa non fu mai mantenuta.
Shelton Jackson Lee, in arte Spike, è nato ad Atlanta, Georgia, il 20 marzo 1957 sotto il polemico segno dei pesci