Ben Hur è da sempre considerato un vero e proprio Kolossal, non solo per la lunghezza della pellicola (219 minuti…) e per il suo costo (15 milioni di dollari-siamo nel secondo dopoguerra!), ma anche perché è stato il film premiato con il maggior numero di Oscar fino all’uscita del Titanic nel 1997.
Film epocale per eccellenza, almeno per tutti quelli delle generazioni passate, ma di enorme risonanza anche per la mia, è considerato il film dei grandi numeri.
La storia ricopre un interesse ben minore rispetto alle curiosità che si legano alla produzione di questa pellicola. Diretto da Wiliam Wyler ( Vacanze Romane), che venne ingaggiato per salvare la Metro-Goldwin-Mayer in bancarotta-e per questo gli fu offerto un compenso da capogiro senza precedenti, fu interpretato da Charlton Heston, anche se il prescelto era Paul Newman, con oltre 60000 comparse; erano presenti a Cinecittà (monopolizzata per un anno intero) 100 cucitrici, armaioli e conciatori per curare l’abbigliamento degli attori; furono usate 40.000 tonnellate di sabbia del Mar Mediterraneo, 500 tonnellate di stucco, 1100 metri di legname e 400 km di tubature solo per costruire i set.
Si dice che l’aiuto regista fosse un certo Sergio Leone, ma compaiono anche i giovanissimi Lando Buzzanca (Divorzio all’Italiana) e Giuliano Gemma, scomparso recentemente.
La mitica scena della corsa delle bighe, che in realtà erano quadrighe, è la sequenza più famosa della storia del cinema: 32 minuti senza interruzione, girata in un Circo costruito sopra una distesa sabbiosa, sullo sfondo della quale era visibile Roma con le sue automobili…ovviamente lo sfondo venne ritoccato con un paesaggio antico per mascherare la Roma moderna!
Prima della diffusione delle televisione nelle abitazioni, Ben Hur usciva regolarmente a Pasqua nelle sale di Prima visione Italiane con lo slogan “Il film che non vedrete mai in TV”. Lo so che a questo punto state sorridendo…
Il 18 novembre 1959 a New York ci fu l’anteprima mondiale del film Ben Hur, sotto l’epico segno dello Scorpione.
Bellissimo Lula, brava!