Riti, sacrifici e Saturno

Il significato del sacrificio e il suo legame con Saturno

La parola sacrificio, che per noi è subito legata a qualcosa di difficile, qualcosa a cui rinunciamo (nella modalità che vuole Saturno) ha in realtà un’origine bellissima: sacro piace ovvero faccio sacro. Perché per questo sacrificio, che sicuramente è qualcosa che ci pesa, se è davvero sacro spesso è necessario un rituale, personale o collettivo, religioso oppure no. Il rituale è la filosofia, il pensiero che rende una privazione un sacrificio, anzi in generale che rende un qualsiasi gesto, un qualsiasi momento, un gesto e un momento con un significato più alti, più profondi, umani.

Il ruolo della ritualità nella società moderna

Sull’importanza della ritualità sono stati scritti un sacco di libri soprattutto ultimamente, quando, nella nostra società sempre più libera e indipendente, i rituali sono stati abbandonati e vissuti come qualcosa che ci legava al passato, alla tradizione, ad una ripetizione priva di significato. Il rituale perde il suo significato ovviamente e diventa pesantissimo da vivere e noiosissimo da gestire, soprattutto se noi ci allontaniamo dal pensiero di base che l’ha generato. Un rituale però, che si ripeta ogni anno nello stesso momento (il Natale) o che segue i ritmi di un corpo celeste (il Ramadan) o che sia una nostra ritualità personale che condividiamo con le persone che amiamo, in tutti i casi a un valore di radicamento: sia del singolo nel proprio tempo sia del singolo nella comunità con la quale questo rituale viene condiviso.

Filosofi e pensatori sul valore del rito

Dell’importanza del rito nelle diverse culture hanno parlato grandi filosofie pensatori che io amo molto. Il filosofo coreano, mio grande amore, Chul Han, ha scritto “La scomparsa dei riti” così come lo storico delle religioni Mircea Eliade ha indagato la ritualità come base della condivisione religiosa. Lo stesso Kierkegaard nel 1800 aveva indagato i principi e i bisogni che portano l’uomo a credere in Dio e, spesso, a dedicare buona parte della propria vita ad una ritualità imponente che deriva dalla fede religiosa. lo stesso Kierkegaard ha affermato che “la ripetizione è un vestito indistruttibile che calza giusto e dolcemente, senza stringere né ballare addosso”. L’uomo quindi nella ritualità così come nella religione cerca radicamento e relazione. Ovviamente di questi radicamenti fanno parte i rituali personali come festeggiare il giorno del nostro compleanno o una data importante che ricorre ogni anno e che ci lega a qualcuno.

Saturno e il sacrificio nell’astrologia

Molti rituali prevedono poi un sacrificio: ma che cos’è un sacrificio? Dal punto di vista astrologico leghiamo al pianeta Saturno che è il pianeta che più di tutti ci spaventa perché ci riporta proprio alla privazione, alla durezza, alla difficoltà. Scegliere volontariamente di aderire ad un sacrificio che ci viene richiesto è, di nuovo, una privazione che ha un senso se inserita in un contesto e il contesto è inevitabilmente intellettuale, filosofico, una sovrastruttura.

Così per esempio, il Ramadan ogni anno richiede ai musulmani un sacrificio importante con lo scopo di ritrovare una purificazione interiore del corpo ma anche dello spirito: insieme alla rinuncia ai piaceri si ritrova il contatto con l’empatia, l’umanità, l’essenziale del cuore. Per una comunità così importante a livello numerico, condividere una ritualità tanto impegnativa crea ancora di più un grande legame. Lo stesso avviene per esempio per le ritualità ebraiche, soprattutto per un popolo che di natura è stato disperso sulla terra.

La ritualità quindi ci unisce alla nostra terra, alla nostra cultura, alle nostre origini anche se siamo lontani!

La ritualità nelle tradizioni religiose

Della religione cristiana abbiamo, dopo le feste del carnevale che possono essere paragonate ai riti dionisiaci, con tanto di maschere e vizi, i 40 giorni della Quaresima che si chiudono poi con l’abbondanza della Pasqua. Anche qui, una ritualità che spesso nella nostra cultura ha perso di forza e di legame ma che può essere vissuta dal singolo anche se non necessariamente legata ai dettami della religione cattolica ma piuttosto ad una ritualità che ci lega alle nostre origini. Anche nella Quaresima c’è un sacrificio, una rinuncia a qualcosa che ci è caro oppure l’inizio di un’abitudine che sia sana e benefica per noi.

Lo scopo, anche qui, benché con modalità differenti, è quello di purificarci e spesso di chiedere una grazia, un aiuto, una risposta spiegando quanto siamo in grado di rinunciare a qualcosa a cui teniamo per dimostrare la nostra predisposizione, il nostro interesse. Qui, esattamente come nelle altre culture, la rinuncia e il sacrificio sono per uno scopo elevato: comprendere, entrare in sintonia, chiedere aiuto.

Attraverso il sacrificio ritorniamo in contatto con una parte più umana di noi, più debole ma che ha bisogno di affidarsi a qualcosa di più grande (un Dio, l’universo) e di farlo appartenendo ad un gruppo che, in questo caso, è un gruppo religioso le cui dinamiche rituali, anche se sempre meno forti, sono però radicate nella nostra cultura quotidiana.

Saturno e il sacrificio nei ritiri spirituali

Questa estate, quando mi trovavo in un monastero Zen per un ritiro ho paragonato alcune attività all’interno del monastero a dei valori, delle dinamiche legate al pianeta Saturno che è un pianeta di natura più rigido, più rigoroso. Allo stesso modo, nella ritualità di un luogo sacro così come nella ritualità di un sacrificio, Saturno, in quanto regola, ripetizione, rotta da seguire, binario che indica la strada e il metodo, servono proprio per affidarci, per guidarci e per darci quella regolarità (rituale) materiale attraverso la quale poter trascendere in un pensiero più alto, ampio, cosmico, condiviso.

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