Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cicilia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.
Per tutti: Totò. Grazie alla mamma.
Come gli spaghetti al pomodoro, l’opera, Venezia e Totò.
Un ometto mingherlino, nato in una Napoli povera non riconosciuto dal padre, da sempre troppo esuberante per poter stare fermo sui banchi di scuola.
Lui, la cui mascella è diventata famosa solo dopo aver beccato un pugno da un professore, lui è stato il più grande del teatro italiano. E anche col cinema non si è scherzato!
Con la semplicità immediata e la nobiltà d’animo Totò ci ha disegnati, ci ha imitati, ci ha fatto ridere e piangere, ma mai per nessun motivo è ricorso alla banale volgarità per arrivare prima al suo scopo: colpirci e commuoverci.
Totò che la notte tornava nel suo rione a lasciare banconote sotto le porte, Totò odiava le dittature e la monarchia, Totò amava la notte che gli serviva per pensare… “Perché checché se ne dica, lui era un pensatore!”.